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La frammentazione rituale in etnologia e in preistoria

Rivista di Scienze Preistoriche, vol. XX, (1965)

Prendendo lo spunto dall’osservazione di tombe islamiche ricoperte da frammenti vascolari, l’Autore fa la rassegna di usi consimili nei campi etnologico e preistorico che suggeriscono la possibilità di cerimonie di libagione connesse a «tabu », passando poi a trattare della frantumazione di oggetti del corredo funerario quali vasi, statuine femminili, asce ed armi. Per la penisola italiana il rito sembra inziare in tempi neo- eneolitici, con accentuazione presso le cerchie proto- e villanoviana, atestina, laziale, picena, con numerosi esempi di oggetti bruciati, rotti o deformati mediante torsione. Alle interpretazioni correnti fornite da vari studiosi (salvaguardia da furti, protesta contro la Morte, liberazione dello spirito dell’oggetto mediante la frattura per consentire di seguire lo spirito del defunto) l’Autore contrappone una interpretazione su base cosmogonica, basandosi sul fatto che alle offerte frantumate si accompagnano spesso oggetti rovesciati, e facendo riferimento ai miti delle origini in cui il mondo dei morti è concepito capovolto rispetto al mondo dei vivi.

E. CASTALDI – La frammentazione rituale in etnologia e in preistoria

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