𝗟’𝗜𝗜𝗣𝗣 𝘁𝗼𝗿𝗻𝗮 𝗮𝗹 𝗖𝗼𝗺𝗶𝗰𝘀&𝗦𝗰𝗶𝗲𝗻𝗰𝗲 𝗣𝗮𝗹𝗮𝗰𝗲!
Quest’anno ci attende un incredibile viaggio nel tempo: esploreremo il 𝗡𝗲𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗼, un periodo affascinante il cui racconto ci farà riflettere sulle nostre origini.
𝗩𝗲𝗻𝗲𝗿𝗱𝗶̀ 𝟯𝟭 𝗢𝘁𝘁𝗼𝗯𝗿𝗲, 𝗼𝗿𝗲 𝟭𝟭:𝟬𝟬 – 𝙇’𝙖𝙧𝙜𝙞𝙡𝙡𝙖 𝙣𝙤𝙣 𝙚̀ 𝙨𝙤𝙡𝙤 𝙥𝙚𝙧 𝙞 𝙫𝙖𝙨𝙞: 𝙚𝙨𝙚𝙢𝙥𝙞 𝙙𝙞 𝙧𝙖𝙥𝙥𝙧𝙚𝙨𝙚𝙣𝙩𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙙𝙞 𝙪𝙤𝙢𝙞𝙣𝙞, 𝙖𝙣𝙞𝙢𝙖𝙡𝙞 𝙚 𝙖𝙡𝙩𝙧𝙞 𝙤𝙜𝙜𝙚𝙩𝙩𝙞 𝙣𝙚𝙡 𝙉𝙚𝙤𝙡𝙞𝙩𝙞𝙘𝙤 𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣𝙤, a cura di 𝗠𝗮𝗿𝘁𝗮 𝗖𝗼𝗹𝗼𝗺𝗯𝗼
La presentazione cercherà di mettere in luce alcuni aspetti particolari, spesso poco evidenziati ma non per questo minori, del Neolitico.
Normalmente siamo abituati a studiare ed esporre frammenti di vasi con forme e decorazioni diverse, ma l’argilla non veniva utilizzata solo per la fabbricazione di questi importanti reperti! Aveva anche numerosi altri oggetti che spesso sono relegati in secondo piane, ma che di secondo piano non sono: citiamo qui, solo a titolo di esempio, le figurine umane e animali o le pintaderas.
Questi reperti suggeriscono significati simbolici, forse rituali, comunque senza dubbio legati ad una quotidianità più intima e familiare.
Pur essendo praticamente sempre rinvenuti in contesti abitativi e non propriamente sacri, la presenza di questi oggetti mette in evidenza una società in cui l’argilla non serviva solo per creare contenitori, ma anche per esprimere credenze, valori e aspetti della vita comunitaria.
𝗦𝗮𝗯𝗮𝘁𝗼 𝟭 𝗡𝗼𝘃𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲, 𝗼𝗿𝗲 𝟭𝟮:𝟬𝟬 – 𝙍𝙤𝙡𝙡𝙞𝙣𝙜 𝙎𝙩𝙤𝙣𝙚𝙨: 𝙪𝙣 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙤 𝙣𝙚𝙡 𝙉𝙚𝙤𝙡𝙞𝙩𝙞𝙘𝙤, a cura di 𝗦𝗮𝗻𝗱𝗿𝗮 𝗦𝗶𝘃𝗶𝗹𝗹𝗶
Il talk affronta le principali domande che si pone un archeologo che studia Il Neolitico, e in particolare il Neolitico della Puglia, dove, fra 7000 e 3000 anni a.C. nacquero i primi villaggi di tutta l’Europa occidentale. Quali tracce hanno lasciato le antiche comunità? Chi erano e come vivevano? Le risposte compongono un rebus che si va definendo man mano che le ricerche proseguono. SI scoprirà inoltre come la “pietra” e i suoi movimenti siano un indizio fondamentale per la ricostruzione della storia delle donne e degli uomini di questa epoca.
𝗗𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 𝟮 𝗡𝗼𝘃𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲, 𝗼𝗿𝗲 𝟭𝟮:𝟬𝟬 – 𝘾𝙝𝙞 𝙜𝙡𝙞𝙚𝙡𝙤 𝙝𝙖 𝙛𝙖𝙩𝙩𝙤 𝙛𝙖𝙧𝙚? 𝙇’𝙞𝙣𝙩𝙧𝙤𝙙𝙪𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙜𝙧𝙞𝙘𝙤𝙡𝙩𝙪𝙧𝙖: 𝙛𝙤𝙣𝙙𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙖𝙡𝙚 𝙥𝙧𝙤𝙜𝙧𝙚𝙨𝙨𝙤 𝙤 𝙢𝙖𝙨𝙨𝙞𝙢𝙤 𝙚𝙧𝙧𝙤𝙧𝙚?, a cura di 𝗥𝗼𝗯𝗲𝗿𝘁𝗼 𝗠𝗮𝗴𝗴𝗶
Nel 1996 Francesca Giusti, antropologa, nel suo La nascita dell’agricoltura osservava che l’archeologia descrive il processo ma non riesce a spiegarne compiutamente i motivi.
Dopo trent’anni di intense e spesso fortunate ricerche sappiamo molto di più sulla cronologia e la biologia della domesticazione, sul paesaggio dei principali luoghi d’origine in Medio ed Estremo Oriente ed in America. D’altra parte le ricerche sul tardo paleolitico informano che in quei territori i gruppi di cacciatori raccoglitori non erano alla fame, come un tempo si supponeva, rivalutando la provocazione avanzata nel 1972 da un altro antropologo, Marshal Sahlins, riguardo la “società opulenta delle origini”, che, disinteressata ai possessi materiali necessitava di poco tempo per la sussistenza e pertanto disponeva di molto tempo libero. E’ tuttora sul tavolo la domanda: cosa spinse il cacciatore raccoglitore, che viveva nomade e libero, che nulla possedeva ma a cui nulla mancava, a introdurre l’agricoltura e l’allevamento, imboccando così la strada del lavoro coatto, del legame simbiotico con la terra? Fu, con Osvaldo Raggio (2016), il massimo errore della storia umana o un inevitabile step del “progresso”?
Jean Guilaine (1994) ci ricorda che siamo figli di quel progresso tecnologico che chiamiamo Neolitico. Grazie al Neolitico la specie umana ha avuto un enorme boom demografico, si è impossessata di ogni parte del pianeta e molti consumano una vita lunga e agiata, al prezzo di una libertà in realtà illusoria.