La comunità scientifica italiana e internazionale piange la scomparsa del Professor Francesco Mallegni, paleoantropologo di fama, venuto a mancare l’11 settembre 2025 all’età di 85 anni. La sua perdita segna la fine di un’epoca nella paleoantropologia italiana, ma lascia un’eredità che continuerà a vivere attraverso i suoi allievi, i musei e i laboratori che ha diretto, e le conoscenze che ha saputo trasmettere.
Nato a Camaiore il 14 febbraio 1940, Mallegni si formò all’Università di Pisa sotto la guida del presbitero e antropologo Raffaello Parenti, diventandone uno degli allievi più devoti. Gran parte della sua carriera si svolse a Pisa, pur con incarichi anche a Siena, Palermo-Agrigento e alla Scuola Italiana di Atene, fino a ottenere la cattedra di Paleoantropologia, ruolo che interpretò con passione e dedizione, sia nella didattica sia nella ricerca.
La sua straordinaria competenza anatomica e l’attenzione ai dettagli fecero dello studio morfoscopico dei reperti scheletrici il fulcro della sua attività. I suoi innumerevoli contributi spaziano dall’evoluzione umana al recupero dei resti da tombe e sepolture, dalla paleonutrizione all’applicazione di metodologie avanzate negli studi forensi. In paleoantropologia, il suo nome è legato ai fossili del Pleistocene italiano, tra cui Notarchirico-Venosa, Ceprano, Visogliano, Castel di Guido, e ai numerosi reperti neandertaliani come quelli del Circeo, Archi e Grotta del Molare. La sua capacità di unire approcci classici e innovativi ha permesso di rivedere molti reperti, offrendo nuove interpretazioni sul popolamento della penisola e sull’evoluzione europea.
I suoi studi coprono ampiamente anche campi più recenti della preistoria e protostoria, dal Paleolitico superiore all’Età del Ferro, con ricerche su siti come Paglicci, Papasidero, San Teodoro, Parabita, Samari, Gaudo e infine Piano Vento e Grotta Ticchiara. Queste ultime ricerche sui siti siciliani segnarono l’inizio di una lunga amicizia e collaborazione con il Professor Giuseppe Castellana, che durò tutta la vita.
Nel campo archeologico, Mallegni si distinse per l’instancabile valorizzazione dei resti umani di cui ne promosse lo studio approfondito collaborando con le Soprintendenze italiane, istituzioni prestigiose come la Scuola Italiana di Atene, il Laboratorio di Topografia Storico-Archeologica della Scuola Normale e la missione dell’Università Roma Tre a Leptis Magna. Fondò la cooperativa Anthropos, di cui fu direttore scientifico, e guidò il Museo A.C. Blanc di Viareggio, impegnandosi anche nella creazione di un museo archeologico nella sua città natale.
La sua sensibilità verso l’arte, storia e le discipline forensi gli permise di affrontare veri e propri cold case archeologico-storici, chiarendo leggende e dubbi su santi, papi, artisti come Giotto, imperatori come Enrico VII, il cavaliere di Gragnola, fino al Conte Ugolino, Dante Alighieri e Gregorio VII.
Non è possibile inoltre trascurare la chiarezza e l’empatia con cui sapeva comunicare al grande pubblico, rendendo accessibili temi complessi e mantenendo sempre vivo l’interesse: doti che lo resero un conferenziere molto richiesto e di grande successo.
Oltre alla ricerca, fu un maestro insostituibile. Come suo allievo, ricordo con gratitudine le ore trascorse nel suo laboratorio: un ambiente quasi da brulicante bottega rinascimentale, dove ogni domanda, anche la più semplice, riceveva attenzione. Egli spiegava, approfondiva e, con la sua tipica ironia toscana, sapeva rendere ogni difficoltà stimolo anziché ostacolo. La sua passione, la curiosità e la capacità di stimolare un approccio multidisciplinare crearono quella che oggi è nota come “Scuola Mallegni”, viva nei suoi studenti e nei manuali che volle redigere insieme a loro.
Con la sua scomparsa perdiamo uno studioso di valore straordinario, un innovatore metodico e un uomo capace di coniugare come pochi rigore scientifico e umanità. La sua eredità resterà viva nei laboratori, nei musei, nelle pubblicazioni e nei volti che ha restituito alla storia.
Ai figli Arianna, Gabriele e Raffaello, ai colleghi che gli furono accanto e agli allievi va il più sentito cordoglio della comunità scientifica: che l’esempio e l’opera del Professor Francesco Mallegni continuino a ispirare le generazioni future, come ha ispirato me personalmente.
Giandonato Tartarelli
Scuola Normale Superiore