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Pianura Padana, Adriatico e Mediterraneo orientale nell’età del bronzo

Giovedì 3 aprile 2014 ore 17, Museo Archeologico Nazionale di Firenze
CONFERENZA
Pianura Padana, Adriatico e Mediterraneo orientale nell’età del bronzo: una relazione controversa tra fatti, verosimiglianza e immaginazione
Relatori:
Michele Cupitò – Dipartimento dei Beni Culturali – Università di Padova
Marco Bettelli – Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico – CNR – Roma
Sara T. Levi – Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche – Università di Modena e Reggio Emilia
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Per lungo tempo il focus dei rapporti tra il Mediterraneo centrale e il mondo egeo-miceneo si riteneva incentrato sulle coste della porzione meridionale della penisola italiana, la Sicilia, le isole del Basso Tirreno e la Sardegna. L’intensificarsi dei rinvenimenti di ceramiche di tipo egeo, soprattutto a partire dalla fine degli anni ‘70 del ‘900 e nei decenni successivi, ha visto invece risalire lungo l’Adriatico le tracce di queste relazioni, non solo lungo la costa ma finanche in alcuni insediamenti terramaricoli della Pianura Padana orientale.
L’apporto fondamentale delle analisi archeometriche finalizzate principalmente alla definizione della provenienza di tali ceramiche esotiche, ha consentito di stabilire che in molti casi, e particolarmente in determinati periodi della media e tarda età del bronzo, questo vasellame fosse prodotto localmente in diversi centri produttivi. L’identificazione di ceramica italo-micenea riguarda, come è noto, non soltanto gli importanti insediamenti della Sibaritide, dell’area tarantina o dell’Adriatico meridionale, ma anche centri medio-adriatici e il sistema di siti noto come polity della Valli Grandi Veronesi, qui a partire, forse, da periodi anche piuttosto precoci.
In questa stessa zona, la presenza a Frattesina di materie prime provenienti verosimilmente dal Mediterraneo orientale, come l’avorio di elefante e i gusci di uovo di struzzo, lavorati poi in loco, ha fatto ipotizzare una preferenziale direttrice ciprioto-levantina nei traffici a lunga distanza che interessavano quest’area almeno a partire dalla fine dell’età del bronzo. Il rinvenimento nel grande insediamento arginato di Fondo Paviani di ceramiche figuline tornite e dipinte in rosso e nero – secondo uno stile ignoto ai ceramisti propriamente micenei o cretesi di quel periodo, ma ampiamente riscontrabile nella tradizione ceramica del Levante mediterraneo – apparentemente associate a ceramiche di tipo miceneo TE IIIC, fa spostare nel tempo – e nello spazio – tale specifica direttrice ciprioto-levantina da cui finora era sembrata interessata unicamente Frattesina.
L’intervento intende riesaminare il problema dei tempi e dei modi in cui, verso lo scorcio dell’età del bronzo, la presenza egea, anche nel suo vettore ciprioto-levantino recentemente emerso a Fondo Paviani, abbia caratterizzato questa porzione più settentrionale dell’Adriatico, accompagnandone i momenti di grande trasformazione dei sistemi insediativi, economici e sociali. Esso, inoltre, riprenderà brevemente la controversa questione della presenza egeo-micenea nella laguna di Venezia – testimoniata, al contrario dei rinvenimenti sopra descritti, unicamente da materiali da collezione o di provenienza non (più) controllabile – anche alla luce di un riesame complessivo delle dinamiche del popolamento dell’area lagunare e del suo entroterra.

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