Il 5 maggio è scomparsa prematuramente Loretana Salvadei, antropologa presso il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”.
Io l’avevo conosciuta una quindicina d’anni fa, quando aveva accettato di studiare gli scheletri neolitici emiliani, e l’intenso rapporto nato da questo contatto aveva portato ad una profonda amicizia, nata da parte mia dalla crescente stima sul piano umano non meno che professionale. Un senso morale che potrei dire addirittura severo, non comune nel nostro tempo, era temperato dal tratto gentile e da una profonda generosità, soprattutto nei confronti dei giovani collaboratori. Equilibrio è la prima parola che mi viene in mente pensando a lei.
Era laureata in Biologia ed era entrata nel 1982 nei ruoli del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Aveva al suo attivo sia studi metodologici, sia analisi di resti scheletrici pertinenti ad un ampio raggio temporale, a partire dalla partecipazione allo studio del cranio neandertaliano del Circeo fino allo studio delle comunità della prima età del ferro laziali. Fondamentali sono le sue ricerche sulle inumazioni neolitiche ed eneolitiche di molte zone d’Italia e sulle cremazioni dell’età del bronzo padano, campi nei quali ha raggiunto un alto livello di competenza anche approfondendo approcci innovativi.
Uno degli esiti più importanti del suo lavoro mi sembra lo sforzo di far interagire la sua competenza tecnica con gli aspetti più propriamente culturali, aprendo un dialogo con gli archeologi quale raramente si arriva ad intrecciare. Lei stessa ha ben espresso l’importanza di questa interazione nella Tavola Rotonda “Le Scienze per l’Archeologia Preistorica” tenuta all’IIPP nel 2012, riferendosi alle indagini sulle necropoli neolitiche emiliane: “L’indagine antropologica si mostra decisamente interessante per la comprensione paleobiologica dei gruppi umani … per le considerazioni che induce su aspetti economici e sociali … Come antropologo questo modo di operare mi è sembrato indispensabile … come metodo posto a fondamento per lo sviluppo di una scienza che esprima la cultura storica quale risultato dell’interazione dell’uomo con l’ambiente”.
La sua scomparsa addolora e lascia un vuoto in tutti coloro che l’hanno conosciuta e hanno lavorato con lei.
Maria Bernabò Brea