Atti della XXXIX riunione scientifica IIPP “Materie prime e scambi nella preistoria italiana”
La spettroscopia infrarossa (IR) è una tecnica che è utilizzata con successo negli ultimi 40 anni nel settore degli studi archeometrici. Ciononostante, sino agli inizi della presente ricerca, solamente pochi reperti protostorici Italiani erano stati analizzati; sulla base dei dati esistenti era diffusa la credenza che l’ambra fosse importata dall’area baltica. Sono stati sottoposti ad analisi IR 57 campioni, provenienti da 16 diversi siti tutti, ad eccezione di tre, risalenti all’Età del Bronzo. Le analisi sono state effettuate utilizzando la tecnica DRIFT che, rispetto alla più usata FTIR, presenta notevoli vantaggi, particolarmente il fatto di richiedere micro quantità di campione per le analisi. Negli ultimi 5 anni abbiamo creato due database spettroscopi di campioni di ambre geologiche di origine ben nota: uno di spettri FTIR (particolarmente importante per i confronti con i dati di letteratura) ed uno di spettri DRIFT, al fine di avere un valido sistema di riferimento per gli studi di provenienza. Sono stati analizzati campioni geologici provenienti da differenti depositi europei, alcuni del Nord e del Centro Italia caratterizzati per la prima volta. I dati archeometrici ottenuti mostrano che durante l’Età del Bronzo un uso minoritario di ambre non baltiche (probabilmente provenienti da depositi locali, al momento non identificati) coesiste con l’uso di alte quantità di ambra baltica, importata dal Nord Europa. Nel sito di Poggiomarino (Napoli) ambre baltiche e non baltiche sono presenti in quantità confrontabili, evidenziando così che depositi locali di ambre erano in uso anche durante l’Età del Ferro.