Atti della XXXIX riunione scientifica IIPP “Materie prime e scambi nella preistoria italiana”
Gli autori presentano le differenti strategie di sfruttamento e di utilizzo della materia prima litica per la produzione di manufatti scheggiati in Liguria. Questa regione è in generale povera di affioramenti di materiale litico di buona qualità ad eccezione delle formazioni di diaspri della Liguria di Levante, dove un’importante attività di cavatura è conosciuta a partire dall’Età del Rame. Per queste motivazioni la regione rappresenta un caso ideale per studiare l’impatto della scarsità di materia prima sulle industrie in pietra scheggiata e per la comprensione dei modelli di approvvigionamento. In Liguria sono conosciute numerose caverne e siti all’aperto che hanno restituito evidenze di occupazione umana e industrie litiche a partire dal Pleistocene Medio fino all’Età del Rame. L’analisi del materiale litico proveniente da alcuni di questi siti ha permesso di illustrare variazioni importanti nelle modalità comportamentali e nell’organizzazione territoriale durante i vari periodi della preistoria. Mentre durante il Paleolitico inferiore prevale l’utilizzo di materie prime reperibili nelle immediate vicinanze dei siti, con il Paleolitico medio sono testimoniati sporadici spostamenti di materiali su lunghe distanze (80-200 km); con il Paleolitico superiore si ha un incremento sia della varietà e del quantitativo del materiale esotico, sia della distanza degli approvvigionamenti, anche superiore ai 300 km. Un ritorno ad uso esclusivo di risorse locali è testimoniato durante il Mesolitico. Durante il Neolitico si assiste invece all’utilizzo di una grande varietà di litotipi e all’attivazione di direttici di acquisizione a grande distanza, queste ultime testimoniate in particolare dall’importazione di ossidiane da differenti fonti mediterranee. Infine con l’inizio dell’Età del Rame si assiste ad un uso prevalente di materiali circumlocali con l’attivazione di vere e proprie cave nelle località di affioramento dei diaspri.
