Atti della XXXIX riunione scientifica IIPP “Materie prime e scambi nella preistoria italiana”
STRATEGIE DI REPERIMENTO E SFRUTTAMENTO DELLA SELCE. APPROCCIO METODOLOGICO INTEGRATO APPLICATO AL CASO DEI MONTI LESSINI (VERONA). La questione relativa alla disponibilità, reperimento e impiego delle diverse materie prime da parte dei gruppi umani preistorici ha assunto un ruolo determinante per la ricostruzione delle dinamiche comportamentali messe in atto in Lessinia, da sempre annoverata tra le aree particolarmente ricche di materiali trasformabili. Questo territorio ha giocato, anche per questa sua ricchezza, un ruolo chiave per le strategie insediative locali ma anche per quelle legate a scambi con zone più o meno limitrofe durante la preistoria (Affolter 2002; Binsteiner 1999; Barfield 1994, 2000). La sua posizione geografica, a cerniera tra l’ambito padano e quello dei territori alpini e dell’Europa centrale, la sua esposizione, le conseguenti condizioni climatiche e le sue caratteristiche geologiche e geomorfologiche (formazioni calcaree ricchissime in selce, interessate da un’intensa fenomenologia carsica e meteorica) hanno determinato l’instaurarsi di condizioni climatico/ambientali molto favorevoli per una sua intensa frequentazione antropica a partire da almeno 400.000 anni fa. L’area è quindi significativa sia per l’alto numero di siti preistorici sia per la testimonianza dell’intenso sfruttamento delle abbondantissime risorse fornite dal territorio ed in special modo quello della selce, utilizzata per la produzione di manufatti. Le caratteristiche geologiche dell’area hanno garantito fino ai giorni nostri un facile approvvigionamento di questo materiale e la caratterizzazione della selce, tenendo conto delle sue variazioni intra-formazionali ed areali, rappresenta una delle problematiche attuali dello studio dedicato al rapporto uomo-ambiente. Tipizzare i differenti campioni di selce e metterli in relazione con i dati analoghi provenienti dai manufatti preistorici incrociando i risultati con quelli dell’analisi comparata delle industrie paleolitiche con le risposte fornite dalla ricostruzione sperimentale delle catene operative e infine collocando le fonti e i siti, attraverso il posizionamento GPS all’interno dell’area di riferimento, permettono di ricostruire la gestione diacronica di questa risorsa nell’arco del Pleistocene e dell’Olocene. Proprio a seguito della complessa ed articolata strategia di raccolta dei dati l’analisi presentata si è limitata alla Valpantena con particolare riguardo al Vajo delle Cavazze. Il nostro approccio, costituito da due momenti: tradizionale per alcuni suoi aspetti (determinazione e caratterizzazione delle fonti) e innovativo per altri (nuova metodologia di analisi XRF non distruttiva e ricostruzione sperimentale delle catene operative con l’integrazione dei dati acquisiti in un GIS dedicato) vuole essere un primo passo per la proposta di una metodologia integrata atta all’analisi, catalogazione e descrizione delle caratteristiche della selce presente nelle diverse formazioni geologiche affioranti nella Lessinia veronese e di quella rinvenuta nei siti archeologici. La caratterizzazione mineralogica, petrografica e geochimica delle selci degli affioramenti geologici, eseguita con le metodologie tradizionali, è fondamentale per determinare i parametri che potranno distinguere le diverse fonti di materie prime. Tali parametri verranno utilizzati, in un secondo momento, per l’applicazione di una nuova metodologia analitica in Fluorescenza X, per la determinazione della provenienza delle selci rinvenute nei siti archeologici, già usata con successo per le ossidiane. Gli strumenti euristici impiegati in questo approccio metodologico sono: – rilevamento geologico di dettaglio – rilevamento topografico – analisi geochimiche, petrografiche, petrochimiche, non distruttive – analisi tecno-tipologica dei contesti archeologici – ricostruzione sperimentale delle catene operative – creazione di un GIS – creazione di una carta digitale e mappe a curve di isovalore dei parametri chimici per ottenere ulteriori informazioni sulla gestione del territorio da parte delle popolazioni preistoriche della Lessinia. Quest’approccio integrato ha permesso già allo stato attuale della ricerca di ipotizzare una gestione differenziata della selce sulla base della tessitura, della disponibilità e delle tradizioni culturali delle popolazioni preistoriche. Sebbene tutte le varietà di selce siano disponibili nelle vicinanze, più o meno immediate degli insediamenti, la loro successiva trasformazione durante la catena operativa offre argomento di riflessione per le diverse strategie di sfruttamento in quanto i dati dell’archeologia sperimentale integrati a quelli dell’analisi tecnologica dei contesti in parola hanno permesso di proporre un modello per la gestione differenziata della selce. Appare quindi intenzionale la scelta di materia prima proveniente dal Biancone o dalla Scaglia Variegata per la produzione di supporti di medie e medio-piccole dimensioni, e quella della selce dei Calcari eocenici soprattutto per la produzione dei manufatti di maggiori dimensioni.